La cucina futurista
Francesco Tozzuolo EditoreSecondo una classica definizione, il futurismo fu il primo momento d’avanguardia dotato di una ideologia globale, che abbracciò gradulmente i vari campi dell’esperienza umana, dalla letteratura alle arti figurative e alla musica, dal costume alla politica. Poteva forse trascurare la cucina? Ed ecco che sin dal febbraio 1909, data di nascita del futurismo italiano, balzò agli occhi dei suoi massimi esponenti, da Marinetti a Boccioni, da Sant’Elia a Balla.
Si dovette però attendere il 1930 perché il “rinnovamente culinario” si realizzasse nel suo primo fatto concreto, cioè il banchetto offerto ai futuristi milanesi dal ristorante “Penna d’oca” di Mario Tapparelli sulla base dela seguente “lista di vivande”: “oca grassa – gelato nella luna – lacrime del dio Gavi – brodo di rose e sole – favorito del Mediterraneo Zig, Zug, Zag – agnelli in salsa di leone – insalatina all’alba – sangue di Bacco in “Terra Ricasol” – routelle tempiste di carciofo – pioggia di zuccheri – schiuma esilarante Cinzano – frutta colta nel giardino d’Eva – e, per concludere, banalissimi caffè ai liquori. Due anni dopo, nel 1932, Marinetti e Fillìa avrebbero dato alle stampe, per i tipi di Sonzogno, l’aureo libretto qui riprodotto, la cui premessa è già tutto un programma: “gli uomini si sono nutriti finora come le formiche, i topi, i gatti e i buoi. Nasce con noi futuristi la prima cucina umana, cioè l’arte di alimentarsi. Seguono manifesti, polemiche (in primis contro la pastasciutta) notizie di banchetti, esemplificazioni di “pranzi determinati”, un “formulario futurista per ristoranti e quisibeve” (cioè bar) con oltre 80 ricette e persino un piccolo glossario che propone sinonimi italici in sostituzione degli aborriti forestierismi. Insomma, i futuristi avevano proprio pensato quasi a tutto.
13,00€
Pagine: 268
Formato: 14×21 cm
Editore: Francesco Tozzuolo Editore
Lingua: italiano
Anno di pubblicazione: 2019
